La ragazza cammina nella notte. Ha lunghi capelli biondi ed indossa a un giubbotto di pelle sotto il quale si vede un maglione a collo alto, le gambe sono coperte da comodi jeans ed ai piedi indossa altrettanto comodi stivali.

Cammina con apparente sicurezza, ignorando la pioggia ed il vento quasi come se non esistessero. Solo un occhio esperto potrebbe notare una lieve incertezza nel suo passo.

Improvvisamente la donna si ferma e squadra una piccola villetta unifamiliare. Fa un cenno d’assenso e punta dritta al campanello.

Alfred Whiterby apre la porta e si trova davanti una bella donna che sfodera un altrettanto bel sorriso.

-Mi scusi.- dice –Mi si è rotta la macchina a pochi metri da qui e con questo tempo il cellulare non funziona. Posso entrare?-

            Alfred la guarda negli occhi, due pozze azzurre come il più limpido dei mari, un mare in cui sarebbe bellissimo affogare.

-Ma certo.- risponde quasi non riconoscendo la propria voce –Entri… pure.-

-Liberamente e di mia volontà.- sussurra la donna sempre sorridendo mentre mette piede nella casa e lascia che la porta si chiuda alle sue spalle.

-Cosa ha detto?- chiede Alfred.

-Nulla… nulla.- risponde la donna, poi barcolla ed è costretta a sostenersi ad una parete per non cadere.

-Si sente bene?- chiede, premuroso, il padrone di casa.

-Sì. Ho solo bisogno di nutrirmi.-

-Forse ho qualcosa in frigorifero.-

-Non è di quel genere di nutrimento che ho bisogno.- afferma la donna alzando la testa. Ora Alfred può vedere che i suoi occhi da blu intenso sono diventati rossi come la brace e tra i denti candidi spuntano i canini lunghi e appuntiti –Quel che voglio è… SANGUE!-

            Alfred Whiterby ha appena il tempo di urlare prima che un velo rosso cada su di lui.

 

 

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#45

 

L’ARTE DI MORIRE

 

 

1.

 

 

            Charles Seward si agita nel sonno. Grida e mulina le braccia. Allontana le coperte girandosi su stesso.

            Nei territori del sogno corre inseguito da qualcosa… qualcosa di maligno che di donna ha solo l’aspetto e lui non osa girarsi a guardarla perché sa che se lo facesse sarebbe perduto. Nelle sue orecchie risuona la sua voce ammaliatrice.

-Sei mio, Charles Seward e lo sarai per sempre.-

            Con un ultimo grido il medico si sveglia di colpo. Un sogno, un incubo così vivido. Si tocca il collo in un punto dove un tempo c’era una minuscola ferita. Scotta e lo sente pulsare.

            È tornata, pensa, è tornata e prima o poi mi troverà. Non potrò sfuggirle mai.

 

            Il nome della donna è Lily Drake… o per essere più esatti è il nome che usa quando vuol sembrare quel che non è. I lunghi capelli corvini sono annodati a coda di cavallo lungo la schiena, lo sguardo è parzialmente celato da occhiali dalla montatura nera. Indossa un tailleur scuro con gonna sopra il ginocchio con spacchi laterali e scarpe con tacchi alti. Quando accavalla le gambe al funzionario davanti a lei viene quasi un colpo e lei sogghigna nel vederlo deglutire.

-Non le ho chiesto nulla di difficile, Mr. Appleton.- dice con voce flautata –Solo lo stato dei conti di mio padre. Credevo che ormai le cose fossero sistemate.-

-Beh…- Stanley Appleton è chiaramente a disagio –C’è stato qualche problema a causa dell’opposizione di quel suo parente… Francis Drake… ma…-

-Nessun ma, Appleton… mi aspetto che quei soldi siano accreditati sui conti che le ho fornito e mi aspetto che sia fatto subito.-

            L’uomo di nome Appleton si tocca il colletto della camicia come se faticasse a respirare, poi digita rapidamente sulla tastiera del suo computer e quindi mormora:

-Fatto.-

-Bene… vedi che era facile, caro Appleton?-

            Lily Drake si alza in piedi e si sporge oltre la scrivania sin quasi a sfiorare le labbra di Appleton con le sue.

-Se sarai ancora così bravo, la prossima volta avrai un premio speciale.- gli dice.

-Se scoprono cosa ho fatto…- mormora lui.

-Se lo scoprono... beh sai cosa devi fare. Ti ho istruito bene, no?-

-Sì, sì.-

            La ragazza non lo sta ascoltando. Esce dall’ufficio poi attraversa l’atrio della banca consapevole degli sguardi di ammirazione che suscita e ride tra sé e sé di questo.

            Una volta all’aperto due uomini le si fanno incontro.

-Miss Drake?- chiede uno di loro, massiccio e dai corti capelli biondi –Miss Lily Drake?-

            La ragazza sembra un po’ sorpresa ma si riprende subito e risponde:

-Sono io… e voi chi siete?-

            L’uomo estrae un tesserino dorato, è un detective della Polizia Metropolitana della Grande Londra altrimenti nota come Scotland Yard.

-Sergente Henderson.- si presenta –L’Ispettore Capo Chelm vorrebbe vederla.-

-Ed ha mandato due bei esemplari di maschio come voi per scortarmi? Non posso proprio rifiutare un invito così gentile.-

            E con una risatina li segue nella loro auto.

 

            Simon Stroud si prepara a partire. Le valige sono quasi pronte e rimane solo da fare la prenotazione del volo di ritorno a New York… eppure non riesce a risolversi a farlo. Ci sono troppe cose rimaste in sospeso. È venuto a Londra in cerca di un’assassina, l’ha trovata ed ha finito per diventarne schiavo. Non può semplicemente andarsene e dichiararsi sconfitto.

            Tra lui e la figlia di Dracula non può finire così.

 

 

2.

 

 

            La donna di nome Lily Drake entra nell’ufficio dell’Ispettore Capo Chelm. che siede alla sua scrivania e si alza brevemente come un gentiluomo d’altri tempi quando entra una signora. Su una delle due poltroncine poste di fronte alla scrivania è seduta l’ispettore Kate Fraser, che al suo ingresso alza gli occhi verso di lei con espressione dura. Vicino alla finestra sta Frank Drake a braccia conserte.

            Chelm le fa cenno di sedersi sulla poltroncina vuota e Lily sorridendo si accomoda.

            Si è appena seduta che il suo tailleur nero muta in un body pure nero con un’ampia scollatura che arriva sino all’inguine mentre le scarpe mutano in sandaletti dello stesso colore. Sulle sue spalle appare un lungo mantello rosso mentre i capelli finora acconciati a coda di cavallo ora scorrono liberi sulle spalle trattenuti da una tiara d’oro e ricadendo sui seni. Gli occhiali semplicemente scompaiono.

            Una vera metamorfosi o quella che hanno visto sinora era solo un’elaborata illusione? Non c’è risposta mentre i presenti si rendono conto di quanto siano più complessi i poteri di Lilith Dracula rispetto a quelli di suo padre e degli altri arcivampiri.

            La figlia di Dracula si concede un altro sorriso.

-Giochiamo a carte scoperte.- dice tranquilla –Tanto sappiamo tutti benissimo chi siamo.-

-Tu sei un pericolo per l’umanità e dovresti essere uccisa all’istante.- replica Frank.

-Andiamo, nipote, mi sembri quel fanatico di Blade con quelle sue litanie da Regina Rossa:[1] “Tagliatele la testa”. Non posso credere che mi abbiate fatto venire qui per questo. Che ne pensa la tua donna?-

-Che nessuno piangerebbe la tua morte così come nessuno ha pianto quella di tuo padre.- ribatte Kate gelida.

-A dire il vero io ho riso quando l’ho saputo. Ma… ripeto: perché sono qui?-

-Per stabilire un punto.- parla, infine, l’Ispettore Chelm –Lei è e rimane una minaccia per questa città anche se in passato abbiamo dovuto collaborare contro un nemico comune. D’ora innanzi le daremo la caccia con ogni mezzo e la prenderemo, può starne certa.-

-Un avvertimento franco e leale, mi pare giusto. Ne darò ora io uno a voi, ai presenti come agli assenti: siete tutti già morti e non lo sapete. Le vostre vite mi appartengono e prima o poi le reclamerò. Che sia per portarvele via definitivamente o per rendervi degli obbedienti vampiri al mio servizio, devo ancora deciderlo, ma è la sola cosa in dubbio.-

            Un silenzio improvviso cala nella sala, una tensione che si potrebbe tagliare con il coltello, poi Chelm tossicchia imbarazzato e parla di nuovo:

-Un’ultima cosa: quel detective americano, Stroud, gli ha fatto qualcosa per… renderlo suo schiavo. Lo liberi.-

            Lilith si abbandona ad una risata.

-Non posso farlo, caro Ispettore.- risponde divertita –Certo, posso liberarlo dalla mia ipnosi così.- schiocca un dito –Ma non ho alcun controllo sul fatto che gli uomini, quelli veri almeno, mi amano… mi desiderano… è un effetto spontaneo. Solo Blade e Frank ne sono immuni, pare. Per te, Frank, forse dipende dal fatto che siamo parenti.-

-Un fatto che mi piacerebbe molto dimenticare.- puntualizza Frank.

-Bene… se abbiamo finito, io ho degli affari da sbrigare.-

            Lilith si alza in piedi e mentre lo fa, riprende l’aspetto di Lily Drake.

-Ci rivedremo certamente, signori.- dice poi si rivolge a Frank –Hai scelto una gran donna. Anche a mio padre piaceva. Sapevi che voleva farne la sua nuova sposa? E tutto perché era identica a quella sgualdrina della madre del mio fratellastro Vlad, la tua antenata, Frank… non ti senti un po’…morboso?-

            Frank fa per replicare ma lei è già uscita.

 

            Il luogo sembra il paradiso di un bibliofilo, ma se si guardano i titoli sugli scaffali, ci si rende conto che ci si trova di fronte ad una collezione quantomeno sinistra: “Necronomicon”, Cultes des Goules”, “De Vermis Mysteriis”, “De Masticatione Mortuorum in Tumulis” e tanti altri ancora. Libri che pochi potrebbero leggere senza impazzire, testi che non si possono definire semplicemente di magia nera.

            L’uomo ne è consapevole ma ha dedicato anni della sua esistenza alla ricerca di questi libri ed ora ha finalmente trovato l’ultimo dal titolo inequivocabile: Unaussprechlichen Kulten”, Culti inesplicabili o di cui non si può parlare. Ha pagato un prezzo altissimo per averlo, ma ne valeva la pena.

-Finalmente.- borbotta –La formula che speravo di trovare.-

 

            La sua mano sfiora la pagina aperta davanti a lui e le sue labbra mormorano qualcosa in una lingua non fatta per gole umane.

 

            Il furgone del corriere si ferma davanti alla villetta alla periferia di Londra.

-Ultima consegna della giornata.- dice un uomo anziano al ragazzo con lui, evidentemente un apprendista –Un pacchetto.

-Chissà cosa c’è dentro?- si chiede il ragazzo.

-All’ufficio me l’hanno detto. È una cosa così strana. Forse l’ordinazione più strana che abbiamo mai avuto.-

-E…?- il ragazzo è evidentemente curioso.

-Terra.- risponde con fare un po’ troppo solenne l’anziano –Terra prelevata dal cimitero di un posto che si chiama Annandale on Hudson, Stato di New York.-

-Ma a chi può interessare la terra di un cimitero americano?-

-Non chiederlo a me, ragazzo.-

            Sta per suonare il campanello quando si apre la porta ed appare una donna bionda.

-La… la signora Witherby?-

-Sì, sono io.- risponde la donna e strappa il pacchetto di mano all’uomo anziano, poi fissa i due uomini negli occhi e dice –Potete andare adesso.-

-Sì… certo.-

            I due corrieri si dirigono al loro furgone, apparentemente senza ricordare di non aver fatto firmare la bolla di consegna alla donna, e partono. Dopo pochi istanti l’autista aumenta la velocità sino al limite massimo e non rallenta nemmeno quando il furgone va a schiantarsi contro una parete di cemento esplodendo subito dopo causando la morte di autista e passeggero La notizia viene data in un angolino dei giornali e telegiornali assieme a quella della strage di un’intera famiglia: Alfred e Louise Whiterby e la loro figlia dodicenne Nancy, tutti trovati completamente dissanguati nella loro casa.

 

3.

 

 

            Non mi piacciono gli addii, pensa Frank Drake mentre fissa lo strano terzetto davanti a sé: le due sorelle Von Frankenstein, la bruna Viktoria e la rossa Veronika, e quello che molti chiamerebbero il Mostro o la Creatura, ma che preferisce farsi chiamare Adam Dippel.

            Si trovano all’aeroporto di Heathrow per quello che è decisamente un congedo.

-Grazie per averci messo a disposizione il tuo aereo privato per tornare in Svizzera.- sta dicendo Adam –Devo ammettere che su un volo di linea avrei attirato un po’ troppo l’attenzione.-

-Merito della tua mole e di quella tua affascinante pelle grigiastra che fa tanto cadavere ambulante.- commenta Veronika con sarcasmo, guadagnandosi un’occhiataccia della sorella che sta a braccetto con Adam

-Non ci sono problemi.- replica Frank –Dovevo giusto portare un po’ di capitali nella mia banca di Ginevra, non mi costava niente darvi un passaggio.-

-Mi stai prendendo in giro?-

-Chissà…?-

-Comunque grazie, Mr. Drake.- interviene Viktoria –Ora che Deacon Frost è stato sconfitto[2] non c’è più motivo per noi per non tornare a casa… ma se un giorno dovesse aver bisogno di aiuto…-

-Se mai dovesse capitare, ho i vostri numeri.- risponde Frank abbozzando un sorriso –Ma, sinceramente, baronessa, spero davvero che non mi capiti mai più un problema per cui avrò bisogno dei talenti del… del suo ragazzo.-

            Difficile dire se è davvero così, ma qualcuno potrebbe affermare che il famigerato Mostro di Frankenstein è arrossito.

-Lui… lui non è il mio… voglio dire…- balbetta Viktoria.

            Veronika ride e sta ancora ridacchiando quando i tre raggiugono il terminal d’imbarco per i voli privati per raggiungere il jet personale di Frank.

            Nessuno di loro nota la figura con gli occhi coperti da occhiali scuri che sta imboccando il terminal dei voli per l’Asia: Michael Morbius continua la sua fuga.

            Frank esce dall’aeroporto e raggiunge la sua Rolls Royce Phantom Black. Al posto di guida sta un barbuto Indiano.

-Andiamo dal Dottor Seward, Taj.- gli dice sedendosi al suo fianco –Pare ci sia lavoro per noi.

 

            Il luogo si chiama Whitby, una ridente cittadina di mare a poca distanza da Londra dove non capita mai nulla… ma c’è un posto che i bravi cittadini di Whitby, ed anche quelli meno bravi, a dire il vero, evitano il più possibile: è una casa costruita più di due secoli fa quasi a ridosso della spiaggia, una villa su cui circolano cupe leggende. Era disabitata sino a non molto tempo fa ma pochi possono dire di aver visto la nuova proprietaria e forse è un bene per loro.

            Lilith, Signora dei Vampiri per diritto di nascita e di conquista siede nello studio che fu del padre di Lucy Westenra e medita sulle sue prossime mosse quando, improvvisamente, avverte qualcosa e in un lampo è alla porta d’ingresso che si spalanca da sola mostrando un uomo fermo nel vano d’entrata.

-Simon Stroud.- esclama Lilith –Immagino che tu mi abbia trovato a causa del legame psichico tra di noi. Sei stato attirato a me come la falena dalla fiamma… e sei venuto armato. Vuoi usarlo su di me quel paletto di frassino?-

-Non posso lasciarti andare… devo ucciderti.- dice, cupo, l’ex agente della C.I.A.

-Se vuoi davvero questo… allora provaci.-

            Lilith spinge in avanti il petto e Stroud alza il paletto e lo tiene sollevato per lunghi, interminabili, secondi.

            Lilith ride divertita.

-Non puoi farlo, vero?- gli dice –E lo sai perché? Perché tu sei mio, ti possiedo anima e corpo sin da quando ci siamo incontrati a casa di Angel O’Hara, ricordi? Fin da quando i tuoi occhi hanno incontrato i miei e le mie labbra si sono posate sulle tue. Non è per uccidermi che sei qui in realtà, ma per accettare il tuo destino di mio devoto schiavo, non è vero?-

            Il braccio di Stroud ricade lungo il fianco e le sue dita lasciano la presa sul paletto che piomba a terra. Non riconosce nemmeno la sua voce mentre risponde:

-Sì… è così.-

-Tranquillo Simon… non è poi così male vivere per servirmi-

            E la figlia di Dracula prorompe in una fragorosa risata.

 

            Il cimitero monumentale di Highgate è il più famoso di Londra e molte sono le celebrità che vi sono sepolte… ancora oggi, ad esempio, c’è chi porta fiori sulla tomba di Karl Marx o vi compie veri e propri pellegrinaggi.

            Ma non è del padre del Comunismo che vogliamo parlare, bensì di qualcosa che accade in una delle cripte ormai abbandonate della parte più antica e negletta del cimitero, dove col calar del sole due vampire tornano alla parodia di vita loro destinata. La bruna Alice Hastings, sul cui volto, altrimenti bello, spicca una cicatrice da ustione a forma di croce e la sua bionda compagna Penelope Clayborne, che aveva poco più di vent’anni quando è stata vampirizzata sono pronte ad un’altra notte in cerca di preda, quando davanti a loro una nebbiolina si materializza nelle forme di una donna bionda che indossa un giubbotto di pelle, un maglione, jeans e stivali.

            Alice Hastings è la prima a riconoscerla ed istintivamente piega le ginocchia spingendo Penelope a fare altrettanto.

-Mia Signora. - sono lieta che tu sia tornata. Io e la mia compagna saremo onorate di far parte del tuo branco.-

            La nuova venuta le fa cenno di alzarsi.

-In piedi, Alice.- la esorta -Non mi piace che la gente si inginocchi davanti a me.-

-Come vuoi tu, Mia Signora. Ora che sei tornata, puoi reclamare il posto che è tuo diritto: tu sola puoi strappare a Lilith lo scettro di Regina dei Vampiri.-

            La vampira tace e riflette su queste ultime parole, poi replica:

-Non m’interessa il trono di Lilith, che se lo tenga pure non mi riguarda. Ho altre cose in mente. Voi due verrete con me. Ho un compito speciale per voi due.-

-Siamo al tuo servizio, Mia Signora.- Risponde Alice –Cosa dobbiamo fare?-

-Semplicemente Recuperare Tre Cadaveri da un obitorio… e Alice… piantala con quel “Mia Signora”: il mio nome è Rachel.-

 

 

4.

 

 

Si potrebbe dire che la sala autopsie del Coroner di Inner South London sia molto affollata stasera: non solo ci sono ben sette cadaveri, ma anche il patologo forense dottor Charles Seward, l’Ispettore Katherine Fraser e Frank Drake.

-Il motivo per cui siamo qui, ovviamente, è la famiglia sterminata.- sta spiegando Seward –Opera sicuramente di vampiri.-

-Anche una bambina di appena dodici anni.- commenta Kate –Come si può fare una cosa simile?-

-Basta essere vampiri.- replica Frank –Si perde ogni senso di umanità. Conta solo soddisfare la sete. L’ho già visto accadere. Pensi che sia stato un solo vampiro, Seward?-

-Credo che sia possibile che si tratti di un solo vampiro, sì.- risponde il patologo - Lo stesso, forse, che è responsabile della morte dei miei due colleghi avvenuta l’altro giorno.-

-Perché dici “lui”, quando sappiamo benissimo che potrebbe essere una lei?- interviene Frank.

-Perché non sappiamo niente di niente in realtà. Certo… nel rapporto del detective si parla di un cadavere di donna con un paletto nel cuore ma ancora non basta a convincermi.-

-Che altro c’è?- chiede Kate.

-I due corrieri… i testimoni giurano che il furgone si è schiantato di proposito contro il muro a tutta velocità. Perché l’autista avrebbe dovuto suicidarsi in quel modo?-

-Dai registri risulta che dovevano fare una consegna a Louise Witherby.- interviene Kate -Una consegna strana: terra.-

-Terra?- esclama Seward.

-Per la precisione: terra prelevata dal cimitero di Annandale on Hudson negli Stati Uniti.-

-Questa è la prova.- sbotta Frank -Lei è stata uccisa da Dracula proprio ad Annandale on Hudson e si sa che i vampiri riposano bene solo se nella loro bara c’è la terra della sepoltura. È lei, vi dico.-

            Prima che Frank possa proseguire, un rumore sordo si ode all’esterno.

 

            Donna Garth si sveglia urlando:

-No… no!-

            Blade la afferra per le spalle e la scuote.

-Calmati, era solo un incubo.-

-Sì… solo un incubo… solo un incubo.- mormora lei poi si abbandona con la testa sul petto di Blade che la culla dolcemente, un fatto insolito per lui.

-Cos’hai sognato?- le chiede

-Ero a Haiti ma non ero io: ero un ragno gigantesco, una tarantola e mi aggiravo per le strade. Ero affamata… di carne umana.-

            Donna piange ed istintivamente Blade la stringe di più a sé.

-È stato solo un brutto sogno.- prova a confortarla –Nient’altro che questo.-

            Ma dentro di sé sente un cupo presentimento.

 

            Il posto dei morti è il cimitero… ma che accade se si rifiutano di restarci? Se non vogliono restare morti? Forse è un bizzarro senso di appartenenza a portarmi al cimitero di Highgate. Quale posto migliore per uno come me? Il mio nome è Hannibal King e sono un vampiro

            Sarebbe facile per me forzare il cancello o attraversarlo in forma di nebbia o sorvolarlo in forma di pipistrello, invece, più semplicemente, lo scavalco. Quando sono diventato un vampiro ho giurato di non usare mai i miei poteri e vivere, per quanto possibile, la vita di un normale essere umano. Una finzione che ho cercato di rendere il più possibile reale, ma che cede quando devo ammettere di essere costretto a nutrirmi del sangue di animali o di plasma sottratto dagli ospedali, una cosa che detesto, o grazie alle “donazioni” dei miei amici. Potrei fare come faceva Morbius qualche anno fa: usare come bersaglio i criminali, ma, lo ammetto: ho paura, paura di perdere il controllo di me stesso.

            Mi lascio cadere oltre il cancello e comincio la mia ricerca. Uno dei pochi vantaggi della mia condizione è che ci vedo benissimo al buio. Ci vuole un po’… è ormai ricoperta da muschio e sterpaglie ma leggo ancora il nome: MARSDEN. Se ho ragione e lui è tornato qui, che farò? Lo affronterò da solo?

-Hannibal King.-

            La voce di donna mi fa voltare di scatto: davanti a me la flessuosa figura della Contessa Carmilla Von Karnstein. È nativa della Stiria, oggi un Land della Repubblica Austriaca, è una vampira giovane se paragonata a Dracula o a sua figlia: è in giro solo dal Seicento. Le sue prede favorite sono le giovani donne e preferisce morderle sul seno invece che sul collo. Immagino che ognuno di noi abbia le sue personali perversioni.

-Non mi aspettavo di trovare te.- le dico.

-Lo so.- replica lei –Cercavi Ruthven… ma non è qui. È ritornato nella sua natia Scozia, la dimora della sua famiglia. Per ritemprare le forze nel clima di casa, ha detto. Immagino che presto tornerà ad infestare il mediterraneo, ma non mi riguarda. Presto me ne andrò anch’io. Sento la nostalgia di casa? Ti sembra strano?-

-Niente affatto… dimostra che non sei solo un mostro assetato di sangue.-

-E questo è tutto? Non mi minacci? Non provi ad uccidermi?-

-Lo farò se devo… ma non stanotte. Va in pace contessa. Se siamo fortunati, non ci incontreremo mai più, altrimenti…-

-Già… altrimenti…-

            Lascia in sospeso la frase e si trasforma in un gatto nero che scompare rapidamente tra le lapidi, lasciandomi solo… solo con gli spiriti inquieti dei morti.

 

 

FINE QUARANTACINQUESIMO EPISODIO

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Fine di un episodio che vede la partenza di alcuni personaggi (ma non è detto che non li rivedremo prima e il ritorno in scena di altri che non vedevamo da tanto tempo. Una in particolare, di cui fino alla fine ho volutamente evitato di citare il nome anche se tutti voi pochi lettori dovreste aver capito benissimo chi è.

            Si dice che se è sempre possibile che un cattivo si redima, è rarissimo che un personaggio positivo si converta al male, ma è esattamente quel che è accaduto in questo caso e le conseguenze del suo ritorno si vedranno presto.

            Una piccola annotazione: i titoli dei libri maledetti citati nella storia sono tratti da racconti di H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Robert Bloch e August Derleth tutti collegati ai miti di Chtulhu.

            Nel prossimo episodio: non è mai una buona idea trattenersi in un obitorio dopo il tramonto quando si ha a che fare con i vampiri… e dire che i nostri protagonisti dovrebbero saperlo. In più nuove rivelazioni sui libri maledetti ed un altro ritorno a sorpresa. A presto.

 

 

Carlo



[1] Quella di “Alice nel paese delle Meraviglie”, ovviamente.

[2] Nello scorso episodio.